Perché non sottovalutarle
Quanto ne Sappiamo.
L’effetto terapeutico di un farmaco può avere risvolti differenti da quello previsto perché può accadere che il farmaco interagisca con un altro farmaco che la stessa persona sta prendendo (interazione farmaco-farmaco), ma anche con alimentari, bevande, integratori alimentari che la persona sta consumando (interazione farmaco-nutrienti). Ogni qualvolta che si presenta una delle interazioni sopra descritte può verificarsi che l’attività terapeutica del farmaco cambia sensibilmente, vale a dire si può avere un potenziamento della sua attività o addirittura una diminuzione, o peggio ancora un evento collaterale nocivo. Queste interazioni possono verificarsi in seguito ad abusi accidentali o per mancanza di conoscenza sui principi attivi contenuti nelle sostanze assunte come alimenti od integratori. Per quanto riguarda le interazioni farmaco-cibo è risaputo che alcuni alimenti e farmaci, se assunti contemporaneamente, possono alterare la capacità dell’organismo umano di utilizzare un particolare alimento o farmaco, o causare gravi effetti collaterali. In ogni caso, oggi sappiamo che le interazioni farmacologiche clinicamente significative, e che rappresentano un potenziale danno per il paziente, possono derivare da cambiamenti nelle proprietà farmaceutiche, farmacocinetiche o farmacodinamiche del farmaco stesso. Alcune di queste interazioni possono essere sfruttate a beneficio dei pazienti, ma più comunemente le interazioni farmaco-cibo possono determinare gravi eventi avversi, soprattutto nel caso di farmaci con dosaggio terapeutico particolare (es. digitalici). Sicché, un farmaco che dovrebbe apportare effetti benefici in un paziente può arrecare seri danni che in diversi casi sono risultati vitali.
Pertanto è consigliabile informare i pazienti di seguire i consigli del medico e del farmacista per ottenere il massimo dei benefici quando si assumono farmaci con particolari cibi o nutrienti. Purtroppo, sebbene la letteratura scientifica riporti sempre più importanti e critici studi clinici che mettono in guardia verso questi eventi, la diffusione capillare di queste conoscenze risulta ancora molto limitata tra gli operatori sanitari.