Il Paziente Geriatrico

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L’Organizzazione Mondiale della Salute ha stimato che nel 2010 oltre il 13% delle persone ospedalizzate è stata affetta da una reazione avversa dovuta ad un’interazione non prevista tra farmaci o tra farmaci e nutrienti.  Ovviamente mancano tutte le statistiche per quanto riguarda le reazioni avverse per i pazienti trattati a casa propria e non controllati direttamente. I pazienti più sensibili a queste reazioni avverse sono quelli anziani che oggi, nei Paesi più industrializzati, rappresentano una quota elevata: solo in Italia si aggira intorno al 40%. Questa popolazione fa uso più di un terzo di tutti i farmaci prescritti. Inoltre, i pazienti anziani usano molti farmaci caratterizzati da un basso range terapeutico e ciò predispone ad una più frequente nascita di reazioni avverse. Si consideri, inoltre, che molto spesso gli anziani fanno uso di più farmaci con un regime terapeutico a lungo termine creando non pochi problemi per le interazioni farmaco-farmaco. A questo quadro già complesso bisogna aggiungere tutte le interazioni dei farmaci con i nutrienti non ancora ben studiate. Il risultato si traduce molto spesso in un regime terapeutico nel paziente anziano non sempre garantito con notevole ripercussione sulla sua salute.

Le interazioni tra cibo-farmaco nei pazienti geriatrici sono state riportate tra una vasta gamma di classi di farmaci, tra cui, ma non limitatamente, a livello cardiovascolare, psicoattivo, anti-infettivi, endocrinologico, gastrointestinale, e respiratorio. E tutto questo perché il paziente anziano è soggetto a cambiamenti fisiologici legati all’età che influenzano direttamente assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’escrezione non solo dei nutrienti ma anche dei farmaci. Infatti, nei pazienti geriatrici si assiste a una diminuzione nel funzionamento gastrointestinale, come lo svuotamento gastrico e la motilità intestinale; diminuisce in rapporto di peso corporeo magro rispetto al grasso corporeo;  diminuisce il legame dei farmaci con le proteine ​​plasmatiche; infine, diminuisce l’attività renale ed epatica.

Per avere un’idea della criticità di tali interazioni basti pensare che per alcuni farmaci cardiovascolari le conseguenze sono molto serie. Infatti, l’assorbimento della Digossina diminuisce se assunta con prodotti ricchi di fibre (ad esempio, crusca, pectina, lassativi) mentre, invece, l’assorbimento dell’Amiodarone è incrementato con la presenza di cibo, con la possibilità di aumentare gli eventi avversi per tossicità.Ancora, l’assorbimento dei beta-bloccanti Metoprololo, Labetalolo e Propranololo risulta essere incrementato in presenza di nutrienti, mentre l’assorbimento dell’Acebutololo e Nadololo risulta diminuito, ma in ambo i casi le ripercussioni per il regime terapeutico sono notevoli. Ma qui ci siamo limitati solo ad accennare qualche criticità che assolutamente qualsiasi operatore sanitario dovrebbe conoscere molto bene.

Gli operatori sanitari possono prevenire queste interazioni selezionando attentamente farmaci per i pazienti geriatrici e indicando accuratamente ai pazienti circa le interazioni farmacologiche con i cibi che mangiano.

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