Gli Inibitori della Pompa Protonica Alterano la Composizione del Microbiota Intestinale
Gli inibitori della pompa protonica (abbreviati con PPI) fanno parte di una classe particolare di farmaci in grado di sopprimere la produzione di acido a livello gastrico. In realtà, sono dei profarmaci, poiché diventando funzionali solo nell’ambiente acido dello stomaco. In seguito alla loro attivazione, inibiscono le pompe idrogeno-potassio (H+/K+ ATPasi), costituite da proteine di transmembrana, responsabili del rilascio di acido cloridrico nel lume dello stomaco.
Sebbene questi farmaci siano usati per trattare i disturbi del tratto gastrointestinale quali ulcere peptiche sanguinanti, esofagite erosiva, e reflusso gastroesofageo, molto di frequente vengono anche utilizzati in profilassi per prevenire le ulcere da stress e per ridurre la tossicità gastrointestinale associata a determinati farmaci, compresi gli antinfiammatori non steroidei, aspirina e steroidi, nonostante questa pratica non abbia sufficienti prove cliniche a suo favore. Difatti oggi si assiste ad un loro abuso, e quasi sempre clinicamente vengono associati a molte terapie anche quando non vi è un reale bisogno. Questa pratica può essere spiegata, pertanto, solo dal fatto che questa classe di farmaci è tra le più redditizie in ambito farmaceutico; tuttavia, i diversi effetti collaterali generati dal loro uso improprio ha portato ad investigare sulla reale necessita di utilizzo.
L’analisi ha mostrato che oltre il 70% delle prescrizioni di PPI potrebbe essere inappropriato, specialmente per un’inutile profilassi dell’ulcera da stress, in mancanza di una vera evidenza.
Inoltre, recentemente, sono stati identificati numerosi effetti collaterali, tra cui carenze nutrizionali, aumento del rischio di fratture ossee e rischi di infezioni enteriche; in particolare, si è osservato un maggior rischio di polmonite acquisita in comunità e infezioni sostenute dal Clostridium difficile nei riguardi del quale è stato dimostrato che gli IPP ne favoriscono lo sviluppo.
È stato anche dimostrato che l’uso di PPI aumenta il rischio di peritonite batterica spontanea e altre forme di infezione batterica nei pazienti con cirrosi e ascite, suggerendo che l’uso improprio di PPI può rappresentare un rischio elevato per le persone già suscettibili a infezione e altre complicazioni, come ad esempio, nei pazienti anziani e negli individui più fragili o obesi (Gut 2016;65:749–756. doi:10.1136/gutjnl-2015-310861).
Gli studi delle interazioni tra gli inibitori della pompa protonica ed il microbiota sono solo all’inizio ma questi preliminari dati dovrebbero far riflettere la comunità scientifica e clinica nel disporre ed adoperare questi farmaci solo in caso di vera necessità e di non eccedere in una ipotetica profilassi, tra l’altro, non giustificata da sufficienti prove, probabilmente soltanto per fini meramente economici.